Don Seppia: ora P R E G H I A M O!

Cari amici lettori di questo blog,

come tutti voi -credo- sto apprendendo della terribile  vicenda che ha coinvolto un Sacerdote della Diocesi di Genova. E resto letteralmente esterefatto: i particolari che stanno emergendo sono inquietanti. Ed evito di ripeterli: spero di preservare chi ancora non ha saputo certi dettagli che man mano vengono a galla. Oggi è intervenuto, nuovamente, il Cardinale Bagnasco Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo di Genova , proprio la Diocesi coinvolta. Ha usato delle parole dure e dolci: dure verso l’accaduto ma dolcissime, quasi da bimbo verso la mamma, nell’invocare l’aiuto della Vergine Santa.

Nelle prossime ore pubblicheremo il testo completo dell’Omelia tenuta da Mons.Bagnasco. Ora però vorrei proporvi delle riflessioni di Andrea Tornielli, scrittore, storico e giornalista, che ha appena scritto nel suo blog “Sacri Palazzi”:  

Con la voce rotta dall’emozione, questa mattina dal santuario della Madonna della Guardia di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco ha parlato della triste vicenda di don Riccardo Seppia.

«Il nostro dolore è tanto più sconvolgente in quanto improvviso e inatteso, perchè nulla lo faceva presagire ai nostri occhi. Ci sentiamo percossi ma non abbattuti. «Chiediamo alla Vergine Maria di avere ognuno il coraggio della verità».

Bagnasco ha espresso «dolore per ogni forma di peccato e di male che, se risulterà realmente commesso da un nostro confratello, sfigura la bellezza dell’anima, scandalizza le anime, ferisce il volto della Chiesa. Vogliamo affidare alla Madonna quanti hanno subito scandalo in qualunque modo e dire a loro la nostra vicinanza umile e sincera».

In queste ore, con il rincorrersi delle voci e delle testimonianze, in tanti si chiedono come sia potuto accadere. Come abbia potuto, cioè, don Riccardo, condurre una doppia vita, frequentare palestre e saune, acquistare droga usandola per attirare i ragazzi (questo è ciò che emerge dagli SMS pubbicati in questi giorni) senza che nessuno si accorgesse di nulla.

Ho rintracciato un compagno di seminario di don Riccardo, che mi ha detto: “Negli anni del seminario io non mi sono accorto di nulla di strano. Non aveva atteggiamenti equivoci, né sembrava coltivare amicizie particolari…”.

Come sapete, negli ultimi giorni diversi quotidiani hanno riportato la testimonianza di don Piercarlo Casassa, oggi ritirato, che fu parroco di don Riccardo nel 1985 a Recco, cittadina del Levante genovese, ascoltato a lungo come testimone dagli investigatori. Don Casassa ha raccontato che i comportamenti del prete appena uscito dal seminario non gli sembravano adeguati alla vita sacerdotale. Ha ricordato una gita al mare organizzata da don Riccardo con i bambini del catechismo e di come i bambini si fossero rifiutati di ripetere l’esperienza. Ma ha però smentito di aver raccontato ai suoi superiori nella Curia genovese questi suoi dubbi.

Altri sacerdoti genovesi che ho interpellato mi hanno detto che don Riccardo appariva un po’ strano. Ma a parte le voci sulla sua omosessualità, sembra davvero che non ci siano state avvisaglie sugli abusi di minori e sull’uso di droga. Don Seppia si era formato nel seminario negli ultimi anni dell’episcopato genovese del cardinale Giuseppe Siri, e ha avuto poi come arcivescovi i cardinali Giovanni Canestri, Dionigi Tettamanzi, Tarcisio Bertone e Angelo Bagnasco.

Proprio Bagnasco, un anno fa, aveva fatto nella parrocchia di Santo Spirito a Sestri Ponente, dov’era parroco don Seppia, la visita pastorale. Ma anche in quella occasione non era emerso nulla che facesse pensare a ciò che poi è accaduto. Del resto, vista la particolare sensibilità al problema degli abusi sui minori che si è andata affermando negli ultimi anni, è davvero difficile anche soltanto immaginare che una voce del genere sia giunta ai superiori e che nessuno si sia mosso perlomeno per verificarla.

Don Seppia è stato scoperto per caso, nel corso di un’indagine sullo spaccio di droga dell’ambiente milanese. Non per una denuncia presentata da una delle sue vittime. Certo, il fatto che la Curia genovese non sospettasse nulla non diminuisce la portata di ciò che è accaduto, né le domande aperte su come sia stato possibile.

Particolarmente inquietante risulta infine l’accenno al satanismo: quei saluti come “Satana sia con te”, il tatuaggio nel fondoschiena, la grande disponibilità di denaro che il sacerdote infedele mostrava di avere per procurarsi, a colpi di trecento euro a volta, la cocaina.

Il rischio è che questi episodi gravissimi contribuiscano a dare della Chiesa un’immagine sbagliata, facciano passare l’idea che le parrocchie sono luoghi insicuri, finiscano per spalmare su tanti, tantissimi preti santi e fedeli alla loro missione, una patina opaca.

Don Seppia: ora P R E G H I A M O!ultima modifica: 2011-05-19T20:47:22+02:00da dematteiscosimo
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