Che poi uno arriva persino a sperare che certe clamorose inesattezze in pagina siano volute! Eh si: preferisco pensare che certi strafalcioni siano frutto di un “gioco” (per quanto stupido possa essere) e/o una “trappola” tesa a lettori più esigenti del normale target -il cui tasso di scolarità è top secret- per vedere le reazioni.  Ogni altro motivazione porta solo ed unicamente ad una conclusione. Ad ogni modo, oggi abbiam scoperto che Monsignor Todisco nel 1969 fu “eletto vescovo titolare di Bigastro e ad amministratore sede plena della diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi”. Ma la perla viene dopo e precisamente quando il nostro illustre collega narra, riferendosi a tale evento, di “primo incarico da arcivescovo”. E’ persino inutile cercare di illustrare la enormità delle inesattezze di forma e contenuto. E, del resto, saranno si e no cinque (o forse sei) i lettori che si son accorti (ma magari la tiratura è un pò maggiore) delle sviste. Bene, noi abbiam “pizzicato” questo collega ma potremmo farlo con numerosi altri, e non solo di testate locali. Ora qualcuno dirà : “..e quiddu!!! è scè ttruvatu lu pilu ntà ll’ovu!!!” E naturalmente sono (siete!) padronissimi di dirlo e pensarlo e persino di metterlo per iscritto. Ma la sostanza è quella. La terminologia esatta non è un optional e quando essa manca è come minimo una grossolana superficialità. Spesso invece si tratta di cose ben piu gravi: ricordo d’aver letto, tempo fà, un noto giornalista vicino ai settanta(o forse più) scrivere che le Stazioni della Via Crucis sono dodici. E mi diverte, ancor oggi, leggere gli strafalcioni di colleghi giovani e vecchi. Per ora, però, mi fermo qui.

PS: al collega sarebbe interessante chiedere una (semplice, con parole sue) spiegazione del suo “vescovo titolare di Bigastro e ad amministratore sede plena” ergo cosa significa.